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Se la società va male è meglio fermarsi.

19 Mar di Antonio Maddalena

Se la società va male è meglio fermarsi.

Il Tribunale di Napoli, attraverso la sentenza numero 754 del 2024, ha preso una posizione chiara riguardo la responsabilità degli amministratori in una società a responsabilità limitata finita in bancarotta. Questo caso ha visto i curatori fallimentari sfidare gli amministratori della società fallita, accusandoli di cattiva gestione che ha danneggiato sia l’azienda che i suoi creditori. Hanno evidenziato omissioni gravi come il non versamento di tasse, contributi e il godimento indebito di benefici fiscali, rivelatisi poi illegittimi.

Il giudice ha dato ragione ai curatori, condannando gli amministratori a compensare i danni causati, con l’aggiunta degli interessi legali. Questa decisione sottolinea che chi accusa deve provare il danno e la sua connessione con l’azione illegittima degli amministratori, i quali a loro volta devono dimostrare di non essere responsabili per la condotta dannosa.

L’analisi ha rivelato che la società non aveva presentato bilanci per tre anni consecutivi e aveva mancato di depositare documentazione fiscale essenziale. Queste carenze hanno aggravato il debito della società con l’applicazione di interessi e sanzioni.

Il Tribunale ha quindi confermato che gli amministratori avrebbero dovuto assicurare il pagamento puntuale dei debiti tributari usando le risorse della società. La loro mancata azione in questo senso, soprattutto continuando l’attività aziendale nonostante la perdita di capitale, li ha resi responsabili per la cattiva gestione.

In sostanza, la sentenza ha evidenziato la responsabilità degli amministratori nel rispettare gli obblighi fiscali e contributivi. Nel caso specifico, la loro condotta negligente ha non solo aggravato il passivo dell’azienda ma ha anche portato al suo fallimento, sottolineando l’importanza della buona gestione e del rispetto delle leggi.